martedì 29 gennaio 2008

CRISTINA

Avevo 29 anni. Avevo anche un bambino di sei mesi quando ho capito, attraverso gli sguardi di coloro che mi stavano accanto, di avere un tumore.
Quel bambino, che ho interrotto bruscamente di allattare, poi per un po’ non l’ho più visto, impegnata com’ero in ospedale tra esami, intervento e riabilitazione. Mi domandavo se l’avrei mai visto muovere i primi passi, se gli avrei preparato crostate o aiutato nello svolgimento dei compiti.
Il mio compagno l’ho conosciuto in quei momenti, visto che ci frequentavamo da poco più di due anni. La sua presenza in ospedale mi rassicurava e mi spronava a tener duro: ricordo le sue notti insonni accanto al mio letto dopo l’intervento, poi al mattino al lavoro.
Mi chiedevo se avremmo potuto continuare a viaggiare insieme: siamo sempre stati entrambi appassionati di viaggi e, non a caso, ci conoscemmo proprio durante una solitaria vacanza nello Sri Lanka.
L’intervento grazie a Dio riuscì e mi regalò una stomia che mi porto addosso da nove anni.ll mio desiderio era sempre stato quello di vivere in una famiglia numerosa, quindi quando l’oncologo, in seguito alle cure radioterapiche e chemioterapiche, mi prospettò un futuro sterile, provai un dolore talmente lacerante, che solo chi l’ha vissuto può capire.
Così, con questa ferita, ricominciai a vivere. E fu come voltare pagina, come nascere un’altra volta.Mi sentivo un’altra persona ed accettarmi fisicamente, io che avevo sempre indossato abiti aderenti che fasciavano un corpo ben fatto, non fu impresa facile.
Capii ben presto che la vita è fatta d’altro e, sfoderando un’energia che non sapevo di avere, iniziai a fare volontariato e a sfruttare la mia laurea in psicologia lavorando con persone bisognose d’aiuto.
Non ho mai considerato la stomia come un handicap e, quando mio figlio compì due anni, noi tre ci regalammo un viaggio in Indonesia, poi l’anno successivo in Tailandia, poi Birmania, poi India, poi Guatemala e Messico, poi Cuba, poi… ed in tutti questi Paesi arrivavamo con lo zaino in spalla, viaggiavamo con i mezzi locali, dormivamo presso famiglie o in piccole pensioni (ma non pensiamo al comfort delle nostre!) e ripartivamo dopo circa un mese, arricchiti di esperienze e conoscenze.
Mio figlio sta per compiere dieci anni, l’ho visto muovere i primi passi ed ora lo accompagno ad atletica, non sono poi così capace di preparare crostate come avrei voluto, ma sa bene che sono sempre disponibile quando ha bisogno di aiuto, si tratti di compiti o altro.
Nel frattempo il mio adorato compagno è divenuto mio marito, abbiamo avuto l’idoneità per l’adozione dopo un lungo ed impegnativo iter e tra breve il sogno di avere un altro figlio si realizzerà poiché Lei è in Brasile che ci sta aspettando!http://ileostomy.com/convatec/jsp/CV...VS_SS_Cristina

Nessun commento: