martedì 29 gennaio 2008

CRISTINA

Avevo 29 anni. Avevo anche un bambino di sei mesi quando ho capito, attraverso gli sguardi di coloro che mi stavano accanto, di avere un tumore.
Quel bambino, che ho interrotto bruscamente di allattare, poi per un po’ non l’ho più visto, impegnata com’ero in ospedale tra esami, intervento e riabilitazione. Mi domandavo se l’avrei mai visto muovere i primi passi, se gli avrei preparato crostate o aiutato nello svolgimento dei compiti.
Il mio compagno l’ho conosciuto in quei momenti, visto che ci frequentavamo da poco più di due anni. La sua presenza in ospedale mi rassicurava e mi spronava a tener duro: ricordo le sue notti insonni accanto al mio letto dopo l’intervento, poi al mattino al lavoro.
Mi chiedevo se avremmo potuto continuare a viaggiare insieme: siamo sempre stati entrambi appassionati di viaggi e, non a caso, ci conoscemmo proprio durante una solitaria vacanza nello Sri Lanka.
L’intervento grazie a Dio riuscì e mi regalò una stomia che mi porto addosso da nove anni.ll mio desiderio era sempre stato quello di vivere in una famiglia numerosa, quindi quando l’oncologo, in seguito alle cure radioterapiche e chemioterapiche, mi prospettò un futuro sterile, provai un dolore talmente lacerante, che solo chi l’ha vissuto può capire.
Così, con questa ferita, ricominciai a vivere. E fu come voltare pagina, come nascere un’altra volta.Mi sentivo un’altra persona ed accettarmi fisicamente, io che avevo sempre indossato abiti aderenti che fasciavano un corpo ben fatto, non fu impresa facile.
Capii ben presto che la vita è fatta d’altro e, sfoderando un’energia che non sapevo di avere, iniziai a fare volontariato e a sfruttare la mia laurea in psicologia lavorando con persone bisognose d’aiuto.
Non ho mai considerato la stomia come un handicap e, quando mio figlio compì due anni, noi tre ci regalammo un viaggio in Indonesia, poi l’anno successivo in Tailandia, poi Birmania, poi India, poi Guatemala e Messico, poi Cuba, poi… ed in tutti questi Paesi arrivavamo con lo zaino in spalla, viaggiavamo con i mezzi locali, dormivamo presso famiglie o in piccole pensioni (ma non pensiamo al comfort delle nostre!) e ripartivamo dopo circa un mese, arricchiti di esperienze e conoscenze.
Mio figlio sta per compiere dieci anni, l’ho visto muovere i primi passi ed ora lo accompagno ad atletica, non sono poi così capace di preparare crostate come avrei voluto, ma sa bene che sono sempre disponibile quando ha bisogno di aiuto, si tratti di compiti o altro.
Nel frattempo il mio adorato compagno è divenuto mio marito, abbiamo avuto l’idoneità per l’adozione dopo un lungo ed impegnativo iter e tra breve il sogno di avere un altro figlio si realizzerà poiché Lei è in Brasile che ci sta aspettando!http://ileostomy.com/convatec/jsp/CV...VS_SS_Cristina

venerdì 25 gennaio 2008

AVVISO IMPORTANTE : ASSEMBLEA DELL' ALIS

Mercoledì 6 Febbraio 2008, presso i locali del Consiglio Municipale RM 6 in via di Torre Annunziata n. 1- quinto piano:
Si terrà l’ assemblea degli aderenti all’ALIS ,.
Si invitano gli aderenti e gli stomizzati laziali a partecipare.
L' assemblea si terrà dalle ore 16 alle ore 19

ASSOLUTAMENTE ILLEGALE !

Stamattina ho ricevuto una telefonata dal presidente del Tribunale dei Diritti del Malato di Aprilia, mi ha raccontato che un pensionato stomizzato si è rivolto a lui per chiedere aiuto, in quanto recatosi alla sua ASL di competenza per chiedere i presidi sanitari da lui abitualmente usati, si è sentito rispondere quanto segue :
- La nostra ASL ha firmato un contratto con una casa farmaceutica, e quindi forniamo i prodotti di quella sola casa; se lei vuole gli altri, se vuole il “ meglio “, deve pagarselo di tasca sua.
Alcuni giorni fa ho ricevuta una telefonata da una signora stomizzata di Latina, mi ha riferito la medesima situazione del pensionato di cui sopra, aggiungendo che allo sportello della ASL, una impiegata le ha detto : E’ ORA CHE VOI STOMIZZATI LA SMETTETE DI ESSERE PRETENZIOSI E CAPRICCIOSI !
Una precisazione:
-Quanto sta avvenendo in alcune ASL non’ è collegato alla delibera dell’Antitrust, in quanto essa non’ è ancora entrata in vigore.
Allo stato attuale non esiste nessuna direttiva che obblighi lo stomizzato a prendere i sacchetti della Ditta indicata dalla ASL. In qualche altra ASL ci hanno provato ma l'associazione locale ha tempestivamente bloccato il tutto. Credo che questo sia solo un tentativo per smaltire giacenze oppure un atto clientelare, in ogni modo assolutamente illegale.

venerdì 18 gennaio 2008

SERVIZIO SOCIALMENTE UTILE ALLA PERSONA

Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto spesso, in occasionedi incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile, ma glioperatori non sanno chi contattare tra la lista interminabile dei numerisalvati nella rubrica.
Hanno quindi lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoicontatti,la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito.Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (In Case of Emergency).
E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona cheoperatori delle ambulanze, polizia, pompieri o primi soccorritori potrebberocontattare.
In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare la definizioneICE1, ICE2, ICE3, etc....Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile.E' una buona idea ed è anche promossa dalle autorità preposte al soccorso.
Fate circolare la notizia in modo che questo comportamento diventi un'abitudine diffusa.
Protezione Civile Romawww.rnsroma.it

domenica 13 gennaio 2008

DIAMOCI UNA SMOSSA !

E’ semplicemente assurdo, pazzesco e criminale, che a deliberare suI presidi sanitari degli stomizzati, sia un qualcuno che di stomia non ne sa un tubo !
E che sia “ un ignorante in merito “ si evince chiaramente dalla delibera !
Porto ad esempio la mia situazione:
- Fra i presidi delle varie case farmaceutiche che ho provato, ve ne è soltanto uno che non mi procura eritemi, arrossamenti ed ecc.
Mettiamo il caso, che la casa farmaceutica che produce i presidi sanitari che uso io, non vinca la gara d’appalto, che faccio ? Compro i presidi che mi occorrono di tasca mia, e poi io e la mia famiglia andiamo a chiedere l’elemosina ? Oppure mi faccio venire un’ustione chimica di 3 grado ?
Credo che il mio esempio si possa generalizzare a tutti gli stomizzati…e credo pure che sia il caso che tutti noi facciamo qualcosa per appoggiare e sostenere l’iniziativa della FAIS.
Chiediamo un’incontro con il ministro Livia Turco ?
Facciamo una manifestazione nazionale sotto la sede del ministero della salute ?
Insomma, si tratta di noi, non permettiamo che l’incompetenza di un singolo, ci renda ancora più difficile la nostra vita da stomizzati !
Forza Roberto, forza FAIS , siamo con voi !!!

COMUNICATO IMPORTANTE dalla FAIS

Carissimi tutti ,
purtroppo sono qui per comunicarvi una notizia non troppo bella ..... anzi.Per anni la FAIS si è battuta contro le gare d'appalto bandite da varie ASL (secondo la loro logica servivano per avere un risparmio economico legato alla fornitura di un prodotto di un'unica azienda produttrice). Le nostre battaglie hanno sortito sempre l'effetto del ritiro del bando in questione. Solo la ASL di Ferrara, nonostante il ritiro del bando, ha sporto denuncia all'antitrust in quanto le Ditte del settore non si erano presentate al bando.
Dopo circa un anno di indagini l'Antitrust ha accusato le Aziende produttrici di Presidi per Stomia, di aver fatto "cartello" e le ha condannate ad una multa salatissima (2,4 milioni di €. tra tutte).
Agli stomizzati fin qui può anche non interessare, così come si è espressa la FAIS (Non ci interessa nè l'atteggiamento delle Ditte, nè le conseguenze del loro agire).
Purtroppo però leggendo la delibera dell'Antitrust si evince che le gare d'appalto sono un ottima scelta e non ledono assolutamente il diritto di libera scelta dello stomizzato.
Ma com'è possibile? ci siamo chiesti.
In effetti leggendo bene tale delibera si capisce che chi ha fatto le indagini e chi le ha valutate, per sua fortuna, non conosce il mondo della stomia, ma proprio per questo dovrebbe informarsi prima di deliberare. Infatti, l'Antitrust ha evidenziato che qualsiasi Ditta produce sacche per ileo-colo-uro-stomizzati, a un pezzo e a due, a fondo chiuso e aperto, a placca piana e convessa. Ma allora cosa vogliono di più questi benedetti stomizzati?.
Certo, nessuno ha spiegato loro che le placche adesive sono diverse per ogni Ditta e che alcuni stomizzati tollerano solo quella di una Ditta, mentre altri quella di un'altre Ditta.
Nessuno ha spiegato loro che gli idrocolloidi di cui sono fatte le placche possono dare allergie, che esistono stomizzati la cui pelle dopo anni non è più in grado di tollerare quel tipo di placca e sono costretti a cambiare Ditta, e che, infine, ci sono persone che a seconda del clima o della latitudine a cui si trovano, cambiano la Ditta perchè in zone umide sono meglio quella di un Ditta ed in zone molto fredde quelle di un'altra.
Proprio per questi motivi la FAIS si sta muovendo agendo per vie legali, l'obiettivo è far ritrattare le "frasi incriminate" scritte dall'Antitrust. Ci rivolgeremo al TAR del Lazio e, nonostante le importanti spese legali, ci batteremo fino all'ultimo per far valere i diritti degli stomizzati.Seguiranno ulteriori notizie non appena le avremo.Per ora un abbraccio a voi tutti
Roberto Aloesio
http://www.fais.info/forum/default.asp

mercoledì 9 gennaio 2008

La " Stomia Ideale "

LA STOMIA IDEALE
Roberto AloesioUCP Torino-MartiniS.C. Chirurgia Generale - Ospedale MartiniASL 2 – Torino
Per stomia s’intende una derivazione, confezionata chirurgicamente, che permette l’evacuazionedi effluenti quando l’apparato escretore, digestivo o urinario, è definitivamente interrotto.
Perquesti motivi se si vuole definire una stomia ideale, altro non può essere se non quella che è stata evitata.
Attualmente le tecniche chirurgiche (resezioni anteriori ultrabasse ed escissioni locali)hanno permesso di ridurre il numero di stomie confezionate ogni anno, purtroppo, però, non sempre è possibile evitarle. Per questo motivo parleremo di stomia ideale per identificare lo stomaconfezionato nel modo più corretto possibile, gestito correttamente, che crea il minor impattopsicologico al portatore. Studi accreditati hanno dimostrato che la sfera emozionale di ogni individuo subisce una svolta, in direzione ansiogena, ogniqualvolta l’evento che sta accadendo non è del tutto conosciuto (ansia dell’ignoto). Per questo motivo il miglior approccio al paziente,che dovrà subire un intervento demolitivo con confezionamento di stomia, deve esseremultidisciplinare (medico curante, chirurgo, stomaterapista).
Già in questa prima fase, oltre alla comunicazione della diagnosi e del tipo di intervento, devono essere comunicate le informazioni circa cos’è la stomia, come dovrà essere gestita e quali saranno le implicazioni nella vita direlazione; la qualità di questa conversazione è un fattore decisivo nella successiva accettazionedella stomia.
E’ spesso utile, dopo aver parlato con il paziente, coinvolgere anche il partner. In questi momenti più il paziente sarà in grado di esporre apertamente i suoi dubbi e le sue paure,maggiormente sarà in grado di risolvere i conflitti interiori, prima dell’intervento, e di prevenire il loro consolidamento dopo l’intervento. In tale contesto s’inserirà lo studio del posizionamento della stomia valutando sia la componente anatomica, sia quella legata alle abitudini del soggetto.Solo in questo modo si eviteranno i problemi legati ad una comunicazione sterile che lascia il paziente, sgomento, a meditare su uno strano segno sull’addome.
L’atto chirurgico è, a questo punto, un momento fondamentale poiché la costruzione del nuovo apparato escretore (che impegna il chirurgo per circa 30-40 minuti) condizionerà il paziente pertutta la vita.
Le stomie mal confezionate sono la causa di circa il 40% delle complicanze stomali ela causa è da riferirsi molto spesso ad incuria nel confezionamento (R.Winkler 1986).La posizione dello stoma è definito preoperatoriamente e non deve essere variata se non in caso di eccezionalità; se l’ansa intestinale sembra non arrivare al punto definito, occorre mobilizzare ulteriormente l’ansa stessa anche seciò comporta difficoltà tecniche edallungamento del tempo operatorio (scollamentodella flessura splenica, mobilizzazione del colontrasverso).
In caso di posizione errata, vicino a suture o a salienze ossee, l’apparecchiatura della stomia diverrà difficoltosa, spesso con distacco della placca e fuoriuscita del materiale evacuato con conseguente comparsa di dermatiti che creano ulteriori difficoltà di gestione e disagio per il paziente da ridurlo, talora, ad un rifiuto del reinserimento sociale.
Anche l’orifizio cutaneo e fasciale sono estremamente importanti; le dimensioni devono essere quelle corrette (deve permettere il passaggio di due dita del chirurgo) per evitare l’insorgenza di edema postoperatorio, o addirittura necrosi, in caso di orifizio stretto o di ernie peristomali in caso di orifizio troppo largo
.Occorre porre, inoltre, particolare attenzione allo spostamento dei piani parietali durante la sutura della ferita operatoria in quanto si può provocare un disassamento delle aperture eseguite nei vari piani, costringendo l’ansa stomalea tortuosità che causano difficoltà allo svuotamento edall’irrigazione. La lunghezza dell’ansa deve essere correttamente valutata; un’ansa troppo corta può determinare uno stiramento dei vasi con ipossia esuccessiva necrosi che può essere causa o di un reinterventoo di una retrazione stomale con successive difficoltà digestione.
Se l’ansa è troppo lunga, d’altro canto, può instaurarsi un sifone prestomale; si avrà in questo caso un’evacuazione irregolare (diarrea paradossa) con coprostasi e formazione di coproliti. La crescita batterica è, inoltre, causa di diarrea e flatulenza accompagnate da dolori addominali di tipo colico.Per evitare il sifone prestomale è sufficiente far fuoriuscire l’ansa dall’apertura cutanea fino alpunto in cui, priva di tensione, non si creano curvature inutili, e resecarla a livello cutaneo.
Il passaggio extraperitoneale dell’ansa è importante invquanto evita l’instaurarsi di un prolasso stomale (lamaggior incidenza di prolassi si evidenzia dopo interventodi Hartmann nel quale la fuoriuscita dell’ansa è diretta).Anche in questo caso è importante valutare la situazione anatomica del paziente; in soggetti magri un passaggio extraperitoneale lungo può causare angolature che ne rendono difficoltoso lo svuotamento e l’irrigazione.
L’ansa,a questo punto, deve essere fissata con punti di sutura.La sutura peritoneale, e quella fasciale necessaria solo nelle ileostomie, devono essere effettuate con materiale riassorbibile per evitare fenomeni di ritenzione di corpo estraneo che sfociano per lo più in processi infettivi con formazione di ascessi e fistole. Si esegue, quindi, la sutura muco-cutanea, sempre in materiale riassorbibile, avendo cura di lasciare delle lunghe code ad ogni nodo, in modo che siano riconoscibili e rimovibili anche in caso di edema; stesso accorgimento deve essere preso se l’orifizio cutaneo risulta troppo ampio e deve essere suturato.
L’apertura della stomia in un secondo tempo è da evitare perché la mancata adesionemuco-cutanea è sempre causa di formazione di tessuto digranulazione con successiva stenosi
.Anche quando medici e stomaterapisti parlano adeguatamente con il paziente, e con il partner, e quando la stomia è correttamente confezionata, s’instaureranno sempre delle alterazioni psicologiche importanti nel paziente; il confezionamento di una stomia è sempre un momento epocale nella vita di un individuo.
Si instaura uno stato di turbamento e disorganizzazione caratterizzato dall’incapacità dell’individuo a fronteggiare una particolare situazione utilizzando i metodi abituali di risoluzione dei problemi (Slaikeu 1984).
Si fanno evidenti, a questo punto,alcune delle paure fondamentali individuali: senso di fine, di vulnerabilità; mutilazione, minaccia dell’integrità del sé, alterazione dello schema corporeo; paura di perdere il controllo del proprio organismo.
Di tutte queste, sicuramente, l’alterazione dello schema corporeo è di massima importanza; l’immagine del nostro schema corporeo, insieme alla capacità di rapportarci con gli altri e alla capacità di produrre credi e valori, costituisce l’autostima di ogni individuo.
Fortunatamente il genere umano è in grado, di fronte alle difficoltà, di adattarsi acquisendo nuove competenze e sviluppando nuove relazioni con l’ambiente, salvaguardando il miglior equilibrio possibile (Singer 1984).
Ovviamente le metodiche di adattamento variano in funzione di alcuni parametri quali l’età, la personalità, le risorse sociali, la diagnosi e la prognosi.
I vari stadi dell’adattamento passano attraverso l’incredulità, la consapevolezza, la riorganizzazione, il cambiamento di identità e la costruzione di nuovi obiettivi.
Le reazioni che ne scaturiscono (ansia,depressione, rabbia) sono di ampia gamma, in alcuni casi modificando di poco le reazioni cosiddette normali, in rari casi arrivando a sfociare nella patologia psichiatrica.
Il rischio fondamentale per ogni soggetto è quello di considerarsi un malato cronico. Ciò dipende dalla capacità di "coping" dell’individuo stesso, cioè del tipo di comportamento che scaturisce quale copertura del problema principale: accettazione stoica, spirito combattivo, negazione, evitamento,helplessness (Costantini, Biondi 1990).
Quindi il paziente può accettare la stomia, subirla passivamente o rifiutarla. Ogni atteggiamento è influenzato, inoltre, da fattori quali amicizie,lavoro, attività sociali, ma principalmente dal coinvolgimento del partner.
In ogni caso è difondamentale importanza la presa di coscienza di non essere un malato e perché ciò avvenga è necessaria una buona gestione della stomia.
Ruolo fondamentale è quindi quello dello stomaterapista il quale, prescrivendo l’ausilio più adatto, insegnando un corretto "stoma care" e la tecnica delle irrigazioni, indica al paziente il giusto percorso da intraprendere.
Il lavoro che accompagna il confezionamento di una stomia risulta, a questo punto, molto più complesso ma necessario, se si vuole parlare di "stomia ideale", e deve essere soprattutto multidisciplinare,coinvolgendo il medico di base, il chirurgo, lo stomaterapista e, dove possibile, le associazioni divolontariato del settore.
http://www.robertoaloesio.altervista...ientifiche.htm

giovedì 3 gennaio 2008

PINA e CRISTIANO

Mi presento, sono Giuseppina Distaso. Sono nata a Torino, ho 26 anni e sono ileostomizzata dal dicembre 2003.Nel ’95 ho iniziato a stare molto male di intestino. Pensavo che il motivo del mio disagio fosse una seria influenza con doppio virus, come mi diagnosticò il medico di famiglia, ma si sbagliava. Tra i giorni passati nella sofferenza a pensare a cosa mi stava capitando, prenotai delle visite più accurate. Avevo voglia di sapere perché il mio corpo si stava trasformando in una macchina di stanchezza. Prima riuscivo a fare tantissime cose, poi tutti i miei progetti si sgretolarono nella mia anima.
Erano giorni davvero tristi, pensavo ad un tumore o ad una patologia che mi potesse portare alla morte, era tutto insostenibile. Io, una ragazza gioiosa e vitale, che stava perdendo la sua voglia di vivere. Ma le mie preghiere aprivano nel mio animo spazi immensi, fino a quando pensai che l’amore stesso per la vita era la soluzione. Ascoltando la voce di Dio, scoprii che nell’anima ero piena di voglia di lottare per vivere.
Decisi di andare da un altro specialista che diagnosticò finalmente i miei mali; rettocolite ulcerosa e morbo di Chron. Chiesi subito spiegazioni sulla causa di queste malattie croniche, ma mi resi conto che già lo sapevo: i tanti problemi in casa e una disgrazia scampata per un pelo, penso mi abbiano portato a soffrire così tanto da farle scatenare.
Erano malattie gravi e subito mi scoraggiai ma le mie preghiere sempre più assidue mi fecero capire quanto sia importante la vita su questa terra per me e per gli altri. In questi anni passati tra gli euro per cercare di salvare il mio intestino ho sempre avuto mia madre molto vicina. Mio padre e i miei fratelli cercavano di appoggiarla quando doveva farmi coraggio, e li mi resi conto che potevo essere io a dare coraggio agli altri. Non ho mai smesso di sognare nemmeno quando stavo per morire. E con i miei sogni e l’amore delle persone a me vicine, ho deciso di farmi operare e di diventare ileostomizzata, ma finalmente guarita!
Grazie al mio chirurgo che amando il suo lavoro mi ha salvato la vita. Grazie alla mia enterostomista e a tutte le infermiere, sempre gentili e disponibili a qualsiasi mio bisogno. In questi anni di sofferenza ho avuto un ragazzo, ma man mano che si cresceva, mi rendevo conto che era immaturo e che soffrivo senza averlo vicino. Avevo bisogno di una persona che mi stesse più accanto, ma proprio nel momento più difficile, quando decisi di operarmi, lui si rivelò confuso, tanto che sei mesi dopo, nell’estate del 2004, mi lasciò.
Ora non ho più risentimenti, ma all’inizio soffrii molto. Poi tra la mia coscienza e mia madre che mi dicevano che non era l’uomo per me, mi rilassai e pensai un po’ a me stessa.
Contattai l’A.P.I.STOM , di cui Giovanna Bosio, la mia enterostomista, mi aveva parlato; per cercare di fare volontariato con e per le persone stomizzate. E li, esattamente al pranzo di natale 2004, conobbi Cristiano Calatti, un ragazzo colonstomizzato, e iniziammo ad uscire insieme. Bè, tra pochi mesi diventerà mio marito!
Una persona come lui che sa davvero cosa è il rispetto per la vita non la troverò mai più. Lo amo e sento con il mio spirito di voler vivere accanto a lui per sempre. Non mi voglio più ammalare e voglio dedicare tutta me stessa alla famiglia che insieme creeremo.
Giuseppina Distaso
Ciao sono Cristiano, un ragazzo di 32 anni di Valgioie, in provincia di Torino e colonstomizzato da due anni. La mia avventura inizia a gennaio del 2003, quando comincio a prendere sul serio una emorroide che ritenevo piccola e trascurabile. Su consiglio del mio medico di base inizio una cura con pomate adatte alle emorroidi e due mesi a pasti in bianco, con tanta frutta e verdura, senza alcool e bevande gassate.
Perdo circa 15 chili e mi sento in forma, ma il male all’ano non passa. Dopo una visita chirurgica il dottor Moncelli dell’ospedale di Giaveno mi prenota una biopsia e subito dopo una visita a Candiolo, presso l’Istituto di Ricerca e Cura del Cancro.
E’ la conferma alla biopsia: adenocarcinoma di 4 centimetri nel basso retto, proprio sullo sfintere. Si poteva anche morire. Da quel momento mi chiesi tante cose e subito scoprii che per vivere bastava prendere atto della morte e sorridere alla vita. Ogni attimo diventò importante perché vissuto con l’amore per il tutto. Anche i dottori che prima erano preoccupati, resosi conto di come reagivo, iniziarono a sorridere con me. Feci la radioterapia e la chemio concomitante per tre mesi, la tac di controllo ad agosto e poi l’intervento il 12 settembre 2003.
Nel colloquio pre intervento, il dottor Muratore mi dice che ho fatto già molto, e molto han fatto anche loro, ma purtroppo lo sfintere non si salva, e sarà una colonstomia definitiva. Gli chiesi se le cosiddette terapie alternative possano funzionare. Mi rispose che in certi casi di tumore possono servire, ma nel mio caso rischio di svegliarlo di nuovo e potrei perdere la virilità se non la vita. Quindi, operazione.
Per fortuna va molto bene e vengo dimesso dopo soli 7 giorni. Grazie al mio enterostomista, Gianluca Manna, prendo subito dimestichezza con il sacchetto e vengo a conoscenza dell’A.P.I.STOM, dove lui è membro del consiglio direttivo. La mia voglia di vivere mi conduce ad una certezza: si può stare bene con se stessi e con gli altri sempre, ed è una certezza divina. Basta amare la vita e non sentirsi mai diversi. Cioè togliersi di dosso tutte le paure, e la paura di morire è forse la più grande.
Dopo l’intervento mi vengono programmati 9 cicli di chemio ( Folfiri ) che supero brillantemente, grazie al mio carattere e a terapie del dolore, nausea e vomito alternative ( qui funzionano meglio di quelle tradizionali ). Il 24 aprile 2004 mi dichiarano guarito e… ricomincia la paura.
Già, stavo meglio quando stavo peggio. Ma non mollo e cerco di superare questi momenti dove sembra avere più importanza il denaro che non c’è, piuttosto che la gioia della vita.
Grazie di cuore agli amici, ai familiari e ai maestri di vita dell’associazione che mi hanno aiutato. Grazie al dottor Aloesio, a Gianni Brunetto, a Romano e a tutti gli altri soci e simpatizzanti. E un grazie particolare a Monica la segretaria tuttofare dell’A.P.I.STOM/F.A.I.S, che mi ricorda sempre che è tutto dentro di noi, arrabbiarsi non serve.
Ci vuole rispetto di tutto e di tutti, in primis per se stessi. Grazie anche agli amici del Kyudo ( tiro con l’arco giapponese ), da cui penso di ritornare al più presto, che hanno rasserenato la mia anima. E cosi ho ricominciato a vivere un po’ più serenamente, ed è arrivata Pina, una bellissima ragazza di 26 anni, ileostomizzata.
Ci siamo innamorati quasi subito. Abbiamo due caratterini, soprattutto il mio, ma lei mè una donna con un grande cuore e un’anima pura e serena. E mi ha chiesto di sposarla! Bè, ho accettato e ad ottobre convoleremo a nozze.
Sento che le paure sono ancora li, ma mi sento pieno di amore, da far crescere insieme a lei. Nel bene e nel male…Ti amo mia dolce Pina, brindiamo insieme nel calice della vita…per sempre!Cristiano Calatti
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=372706

mercoledì 2 gennaio 2008

Gli invalidi civili ringraziano : 3 euro al mese d'aumento !

Gradita sorpresa ! Grande dono ! Gli invalidi civili da questo mese percepiranno non i soliti 243 euro mensili…ma bensì 246 ! Il loro assegno di invalidità ha avuto un sostanzioso aumento : BEN 3 EURO AL MESE !
Mi risulta che alcuni di loro, non sanno come investire questa cifra, sono in imbarazzo…e gli ingrati quasi quasi se la prendono con chi li ha erogati !
Piena di gratitudine… ringrazio il governo !